ITALIAN/ENGLISH SPEAKING.

My friend and I are a knockout tonight. I’m wrapped in shiny bl*ck tights that catch the light with every step, a bl*ck bustier cinching my waist and pushing my tits up, a glittery anklet sparkling on my left ankle as my bl*ck pumps hammer the floor. She’s a stunner in a sparkly gray dress, short and tight, with bl*ck strappy sandals studded with rhinestones that flash like diamonds on her feet. We’re queens, and our bald sl*ve knows it—staring at us with those dumbass eyes, already done for.

The other guy’s tied to the St. Andrew’s cross, arms and legs spread wide, body taut and bare except for the condom we’ve slapped on him, dangling there, ready. I step up to our bald l*ttle sl*t, grab his chin, and lock eyes hard. “Get going,” I hiss, voice like a blade. He’s a mess at sucking, a clumsy f*ck with that shiny bald head j*rking around, but we don’t let up. My friend slides behind him, claws into his smooth scalp, and shoves his head forward with a sharp nudge. “Do it right,” she snarls, cold as ice. I lean in, my tights gleaming, the bustier thrusting my tits right in his face, the anklet flashing sparks into his eyes. “Rhythm, damn it!” I snap, laughing sharp, and we grab his head together —that slick, bald dome slipping under our grip—rocking it back and forth until he gets it. The tied-up one’s panting hard, muscles straining, sweat dripping down. He’s breaking, and when he comes, the condom swells, hot and full. We trade a look, me and her, a smirk that says it all. “Our bald sl*t’s earned a treat,” I say, yanking the condom off with two fingers, holding it like a prize. He stares, eyes wide with fear and heat. I step closer, tights shimmering, bustier hugging me tight, and pry his mouth open with a quick move. “Open wide,” I order, and my friend, her gray dress sparkling and sandals glinting, locks that bald head in place. I pour it all in, a slow, thick stream. “Take it all,” I tell him, eyes drilling into his, voice smooth and lethal. He swallows, shaking, and we laugh hard, spinning on our heels—mine pounding, hers flashing—and leave him there, wrecked by our game.

Io e la mia amica siamo un pugno nello stomaco stasera. Io sono avvolta in collant neri lucidi che brillano a ogni passo, un bustino nero che mi stringe la vita e mi spinge le tette in alto, una cavigliera con brillantini che scintilla al piede sinistro mentre le mie décolleté nere pestano il pavimento. Lei è una lama in un vestito grigio scintillante, corto e aderente, coi sandali neri con strass che le illuminano i piedi come cristalli. Siamo due regine, e il nostro schiavo pelato ci fissa con quegli occhi da cretino, già finito prima di cominciare.

L’altro è legato alla croce di Sant’Andrea, braccia e gambe spalancate, il corpo teso e nudo, col preservativo infilato che aspetta. Mi pianto davanti alla nostra troietta pelata, gli agguanto il mento e lo guardo dritto. “Dai, muoviti,” gli sibilo, la voce che graffia. È un disastro coi pompini, un incapace con quella testa liscia che si muove a scatti, ma noi non lo lasciamo respirare. La mia amica gli si piazza dietro, gli arpiona la zucca pelata e gli spinge la testa avanti con un colpo netto. “Fallo bene,” gli ringhia, gelida. Io mi chino, i collant che luccicano, il bustino che mi mette le tette quasi in faccia sua, la cavigliera che gli spara bagliori negli occhi. “Ritmo, cazzo!” gli dico, ridendo tagliente, e gli afferriamo la testa insieme, quella cupola calva che scivola sotto le nostre mani, muovendola avanti e indietro finché non capisce. Quello legato ansima forte, i muscoli che tirano, il sudore che gli scorre. Sta cedendo, e quando viene, il preservativo si gonfia, caldo e pieno. Ci scambiamo un’occhiata, io e lei, un ghigno che parla da solo. “La troietta pelata si merita un premio,” dico, strappando il preservativo con due dita, tenendolo come un trofeo. Lui mi fissa, occhi spaventati e accesi. Mi avvicino, i collant che brillano, il bustino che mi fascia, gli apro la bocca con un gesto secco. “Spalanca,” gli ordino, e la mia amica, col vestito grigio che scintilla e i sandali che lampeggiano, gli blocca quella testa pelata. Gli verso tutto dentro, un fiotto denso e lento. “Prendilo tutto,” gli dico, occhi negli occhi, voce affilata come un rasoio. Lui lo ingoia, tremando, e noi ridiamo duro, giriamo i tacchi – i miei che battono, i suoi che brillano – e lo lasciamo lì, annientato dal nostro gioco.

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