ENGLISH SPEAKING.

Today, I was with my Mistress friend, and we decided to take a moment just for ourselves. We were sitting on a bl*e velvet sofa, soft and cool beneath us, looking flawless in our tight leather outfits. I had my shiny bl*ck leather boots on, and so did she, the light playing off our curves and making us even more stunning – two queens ready to unwind. We figured we’d light up some cigarettes, pulling them out of our packs almost in sync. I flicked the lighter, but then we glanced around: no ashtray in sight. No big deal, though.

She gave me that sly l*ttle smirk of hers, and I got it instantly. We didn’t need words. We had something better than a cheap glass dish – a human ashtray, ready and waiting, already naked. With a lazy wave of my hand, I summoned him over, and he dropped to the floor between us, his back pressed against the sofa, head tilted back, mouth gaping wide like a perfect l*ttle h*le. Not a speck of ash was allowed to fall, and all three of us knew it. I took a slow drag, letting the smoke curl from my lips, then tapped the ash straight into his open mouth. It landed right on his tongue, dusting it grey, and he didn’t budge. She exhaled a cloud of smoke, her eyes glinting with amusement as she flicked her cigarette, sending the ash tumbling into the same spot. We were sprawled out on the velvet, legs stretched, leather boots gleaming, while he knelt there, still and silent, his bare skin stark against our dark outfits. The sharp smell of tobacco mixed with the faint creak of leather as we shifted, totally at ease. The cigarettes b*rned down slowly, and we chatted over his head – about the day, random nonsense, the next pair of boots we’d buy – while he stayed frozen, mouth stretched, catching every flake. When we were done, I held the glowing stub between my fingers and glanced at her. She nodded with a grin, and we moved in sync. I leaned down and pressed mine into his chest, a quick sizzle breaking the quiet. He tensed but didn’t dare shift. She took hers and ground it out on the tip of his d*ck, twisting it slowly until his breath hitched. Then I grabbed the spent butt and shoved it hard up one of his nostrils, pushing it deep. She did the same with hers, sliding it into the other, and his face twisted as he fought to hold still. We leaned back, taking in the sight for a moment – two gorgeous Mistresses, wrapped in leather, lounging on our bl*e velvet throne, and him, marked and used, with our cigarette butts stuffed in his nose. I flicked my hand sharply and said, without even looking at him, “Get lost.” He scrambled up, stumbling a bit, and shuffled off, humiliated and ridiculous. We didn’t bother watching him go. I stretched out on the sofa, the leather creaking under me, and she pulled out another cigarette, handing me the lighter. The day wasn’t over yet, and we were just getting started. Oggi ero insieme alla mia amica Mistress, e ci siamo prese un momento tutto per noi. Eravamo sedute su un divano di velluto blu, morbido e fresco sotto di noi, perfette nei nostri outfit di pelle aderente. Io avevo i miei stivali neri lucidi, lei i suoi, e la luce giocava sui contorni dei nostri corpi, rendendoci ancora più splendide – due regine pronte a rilassarsi. Abbiamo deciso di accenderci una sigaretta, tirandole fuori dai pacchetti quasi all’unisono. Ho fatto scattare l’accendino, ma p*i ci siamo guardate: niente posacenere in vista. Nessun problema, però. Lei mi ha fatto quel suo sorrisetto malizioso, e io ho capito al volo. Non servivano parole tra noi. Avevamo qualcosa di meglio – un posacenere umano, già pronto, nudo e disponibile. Con un gesto svogliato della mano l’ho chiamato, e lui si è piazzato subito a terra tra noi, la schiena contro il divano, la testa rovesciata all’indietro e la bocca spalancata come un buco perfetto. Non doveva cadere nemmeno un granello di cenere, e lo sapevamo tutti e tre. Ho preso una lunga boccata, lasciando che il fumo mi uscisse piano dalle labbra, e p*i ho scrollato la cenere dritta nella sua bocca. È caduta precisa, spolverandogli la lingua, e lui è rimasto immobile. Lei ha fatto lo stesso, espirando una nuvola di fumo e scuotendo la sigaretta con un gesto lento, quasi annoiato, mandando la cenere nello stesso punto. Eravamo lì, stravaccate sul velluto, le gambe allungate, gli stivali di pelle che brillavano, mentre lui stava fermo, un oggetto tra noi. L’odore del tabacco si mescolava al suono leggero della pelle che scricchiolava ogni volta che ci muovevamo, e ci godevamo il momento senza fretta. Le sigarette si sono consumate piano, e noi chiacchieravamo sopra la sua testa – del giorno, di stupidaggini, di cosa ci saremmo comprate dopo – mentre lui restava lì, muto, la bocca aperta a raccogliere tutto. Quando abbiamo finito, ho tenuto il mozzicone acceso tra le dita e l’ho guardata. Lei ha annuito con un ghigno, e ci siamo mosse insieme. Mi sono chinata e ho spento la mia sul suo petto, un sibilo veloce che ha rotto il silenzio. Lui si è teso, ma non si è mosso. Lei ha preso il suo e l’ha schiacciato sulla punta del suo cazzo, girandolo piano finché non ha trattenuto il fiato. P*i ho preso il mozzicone spento e gliel’ho infilato con forza in una narice, spingendolo bene dentro. Lei ha fatto lo stesso con il suo, ficcandolo nell’altra, e la sua faccia si è contorta per lo sforzo di non reagire. Ci siamo tirate indietro, osservandolo per un secondo – due Mistress splendide, inguainate di pelle, rilassate sul nostro divano blu, e lui, usato e marchiato, con i mozziconi che gli spuntavano dal naso. Ho fatto un gesto secco con la mano e gli ho detto, senza nemmeno guardarlo: “Sparisci.” Lui si è alzato, barcollando un po’, e se n’è andato, umiliato e ridicolo. Non ci siamo nemmeno voltate a controllarlo. Mi sono stesa meglio sul divano, la pelle dei miei vestiti che scricchiolava, e lei ha tirato fuori un’altra sigaretta, passandomi l’accendino. La giornata non era ancora finita, e noi eravamo appena all’inizio.

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