ITALIAN SPEAKING.

There are four of us, Mistress friends, lounging comfortably on a plush sofa, ready to indulge in our power games tonight. I’m wearing a burgundy leather dress that hugs me perfectly, my Casadei ankle boots—size 40, wide and imposing—gleaming under the light. My friends are just as stunning: one sports open-toe ankle boots, another sharp stilettos, and the last a pair of elegant heels, all of us wrapped in leather that clings like a second skin. The air b*zzes with anticipation as we sit there, legs crossed, heels tapping softly, eyeing the new sl*ve kneeling before us. He wants a spot in our harem, but he’s got to earn it, and tonight we’re in the mood for some foot g*gging—a l*ttle test to see how deep his throat goes, how much he can handle under our command. We decide to start with the friend in the open-toe ankle boots. Her feet are the smallest, delicate, the perfect opener, and she doesn’t even bother taking off her shoes—why would she? She leans forward, a wicked smirk on her lips, and slides her booted foot into his gaping mouth, pushing it in slow and steady. He coughs instantly, eyes welling up with tears, but she holds it there, testing his limits while the rest of us watch, amused. Next up is the second friend, who slips off her stilettos—none of us want to ruin our shoes, obviously—and goes barefoot. She presses her foot in, wiggling her toes as he struggles to take it, her bare skin glistening slightly from the effort. We’re sipping our drinks, the leather creaking as we shift, c*mpletely in control of the scene. Then it’s my turn. I uncross my legs, the burgundy leather dress catching the light, and place my size 40 Casadei boot in front of him. I slip it off, baring my foot, and push it into his mouth, going deep. He gags, his throat clenching around my toes, and I feel every shudder of his pathetic attempt to please me. It’s a thrill of power, sure, but honestly? I’m not impressed. His gag reflex kicks in too fast, and I pull my foot back, wrinkling my nose. Last is the friend with size 41—the biggest of us. She slides off her heels, her long foot hovering for a moment before she plants it in, going hard to see if he’ll break. And he does. His face turns red, saliva dripping down his chin, and she laughs, pulling it out with a disgusted look that mirrors mine. The two with smaller feet—the one with the ankle boots and the barefoot one—are all smiles, smug and proud. “Too easy,” one says, tossing her hair back. “Winning’s a breeze when you’re petite.” Me and the size 41 friend, though? We’re not sold. He’s no foot prodigy, that’s for damn sure. I lean forward, my voice dripping with mockery. “You’re not cutting it, newbie. Come back when you’ve learned to open that mouth properly—if you ever manage it!” We burst into laughter, our heels clicking as we shoo him away with a flick of our hands, still sprawled on the sofa like queens dismissing a jester. The game is ours, and he doesn’t stand a chance of winning it. Siamo in quattro, amiche Mistress, sedute comode su un divano morbido, pronte a goderci i nostri giochi di potere stasera. Io indosso un vestito di pelle bordeaux che mi fascia alla perfezione, i miei tronchetti Casadei – numero 40, larghi e imponenti – che brillano sotto la luce. Le mie amiche sono altrettanto splendide: una porta tronchetti open toe, un’altra décolleté affilate, e l’ultima un paio di tacchi eleganti, tutte avvolte in pelle che ci aderisce come una seconda pelle. L’aria è carica di attesa mentre stiamo lì, gambe accavallate, tacchi che tamburellano piano, fissando il nuovo schiavo inginocchiato davanti a noi. Vuole entrare nel nostro harem, ma deve guadagnarselo, e oggi abbiamo voglia di foot g*gging – una piccola prova per vedere quanto è profonda la sua gola, quanto riesce a reggere sotto il nostro comando. Decidiamo di iniziare con l’amica coi tronchetti open toe. Ha i piedi più piccoli, delicati, perfetti per aprire le danze, e non si prende nemmeno la briga di togliersi le scarpe – perché dovrebbe? Si sporge in avanti, un sorrisetto perfido sulle labbra, e infila il piede col tronchetto nella sua bocca spalancata, spingendolo dentro con calma e precisione. Lui tossisce subito, gli occhi che gli si riempiono di lacrime, ma lei lo tiene lì, saggiando i suoi limiti mentre noi guardiamo, divertite. P*i tocca alla seconda, che si sfila le décolleté – nessuna di noi vuole rovinare le scarpe, ovvio – e va scalza. Spinge il piede dentro, muovendo le dita mentre lui fatica a prenderlo, la pelle nuda che luccica un poco per lo sforzo. Siamo lì, sorseggiando i nostri drink, la pelle che scricchiola quando ci muoviamo, completamente padrone della situazione. Arriva il mio turno. Sciolgo le gambe, il vestito di pelle bordeaux che riflette la luce, e metto il mio tronchetto Casadei numero 40 davanti a lui. Me lo tolgo, mostrando il piede nudo, e lo premo nella sua bocca, andando a fondo. Lui si strozza, la gola che si stringe attorno alle mie dita, e sento ogni fremito del suo tentativo patetico di soddisfarmi. È un brivido di potere, certo, ma sinceramente? Non mi convince. Il suo riflesso faringeo scatta troppo in fretta, e io ritiro il piede, storcendo il naso. Ultima è l’amica col 41 – la più grande di noi. Si sfila i tacchi, il piede lungo che resta sospeso un attimo prima di piantarlo dentro, andando forte per vedere se crolla. E crolla. La faccia gli diventa rossa, la saliva gli cola sul mento, e lei ride, tirandolo via con un’espressione schifata che rispecchia la mia. Le due coi piedi piccoli – quella coi tronchetti e quella scalza – sono tutte sorrisi, compiaciute e fiere. “Troppo facile,” d*ce una, buttando indietro i capelli. “Vincere è uno scherzo quando sei minuta.” Io e l’amica col 41, invece? Non ci siamo. Non è un fenomeno coi piedi, questo è poco ma sicuro. Mi sporgo in avanti, la voce piena di scherno. “Non sei all’altezza, novellino. Torna quando avrai imparato ad aprire quella bocca come si deve – se mai ci riuscirai!” Scoppiamo a ridere, i tacchi che ticchettano mentre lo spingiamo via con un gesto, ancora sdraiate sul divano come regine che scacciano un buffone. Il gioco è nostro, e lui non ha nessuna chance di vincerlo.

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