ITALIAN/ENGLISH SPEAKING.

It was a calm day, the fresh air slipping through the slightly open window, carrying a faint scent of cleanliness. The room was spotless, the polished floor reflecting the afternoon light, and the couch where we sat—me and my friend, my partner in dominance—was soft and pristine, the cushions perfectly arranged. We were lounging, legs crossed, when our sl*ve shuffled in, dragging that unbearable stench with him. A sour mix of stale sweat and grime clashed with the room’s order. My friend wrinkled her nose, nudging me with her elbow: “Smell that. We can’t let him stay like this.” We’d been holding our p*e for hours, a l*ttle game we’d set for ourselves just for the thrill of this moment. Our eyes met, a sly grin passing between us without a word. “Should we give him a shower?” I suggested, and she nodded, her gaze sparking with mischief. We rose from the couch, poised and confident, towering over him as we directed him to lie on the clean floor in front of us. He obeyed without a sound, stretching out as instructed, his dull eyes fixed on nothing, knowing he had no say. With a slow, deliberate motion, I slid my panties aside, holding them with two fingers. My friend mirrored me, perfectly in sync. “Ready?” she whispered, and I gave a quick nod. Then it began: a warm, steady stream poured down onto him, h*tting his chest first, then his face—his eyes snapping shut—and onward to his arms, his legs. We covered him c*mpletely, taking care to leave no spot untouched, letting the p*e run over his skin and pool on the spotless floor. The sharp scent mingled with his stink, but the clean room seemed to swallow the unease. We didn’t let him drink it—no, this was just a rinse, a wet punishment for his filth. Next to him, a clean cloth had soaked up our “shower.” “Wring it over yourself,” I commanded, my tone steady. He complied, sluggish and awkward, picking up the drenched rag and squeezing it over his body, droplets trickling down his face and neck. We watched from the couch, settled back into our seats, pleased as the liquid dripped onto the floor he’d soon have to clean. But my friend wasn’t done. She stood up, spun around with a quick twist, and, without warning, let out a loud fart right in his face. A sharp, stinking blast that made him flinch, his breath catching for a moment as the odor h*t him. We burst into laughter, a wild, piercing sound that echoed through the room, collapsing back onto the couch cushions. There he lay, soaked and dazed, while we reveled in it, two mistresses delighting in every second of our control.

Era una giornata tranquilla, l’aria fresca entrava dalla finestra socchiusa, portando con sé un leggero profumo di pulito. La stanza era impeccabile, il pavimento lucido rifletteva la luce del pomeriggio, e il divano su cui eravamo sedute – io e la mia amica, la mia compagna di dominio – era morbido e perfetto, con i cuscini ben sistemati. Eravamo lì, rilassate, le gambe accavallate, quando il nostro schiavo è entrato, portandosi dietro quell’odore tremendo. Un mix acido di sudore vecchio e sporcizia che strideva con l’ordine della stanza. La mia amica ha storto il naso, dandomi un colpetto col gomito: “Senti che puzza. Non possiamo lasciarlo così.” Da ore trattenevamo la p*pì, un gioco che ci eravamo imposte per il puro gusto di quel momento. Ci siamo guardate, un sorriso furbo che non aveva bisogno di parole. “Gli facciamo una doccia?” ho proposto, e lei ha annuito, gli occhi accesi di malizia. Ci siamo alzate dal divano, eleganti e sicure, sovrastandolo mentre gli ordinavamo di sdraiarsi sul pavimento pulito davanti a noi. Lui ha obbedito senza un fiato, stendendosi come gli avevamo detto, lo sguardo spento, sapendo che non poteva opporsi. Con un movimento lento e deciso, ho scostato le mutandine di lato, tenendole con due dita. La mia amica ha fatto lo stesso, in perfetta sintonia con me. “Pronta?” ha sussurrato, e io ho risposto con un cenno. P*i è iniziato lo scroscio: un flusso caldo e continuo che lo ha investito, prima sul petto, p*i sul viso – gli occhi chiusi di colpo – e ancora sulle braccia, sulle gambe. Lo abbiamo ricoperto ovunque, con attenzione, lasciando che la p*pì gli scorresse sulla pelle e formasse una pozza sul pavimento immacolato. L’odore pungente si mescolava al suo tanfo, ma la stanza pulita sembrava quasi assorbire il fastidio. Non gli abbiamo permesso di berla, no, era solo una lavata, un castigo umido per la sua sporcizia. Accanto a lui, un panno pulito si era impregnato della nostra “doccia”. “Strizzatelo addosso,” gli ho ordinato, la voce ferma. Lui ha eseguito, lento e impacciato, prendendo lo straccio bagnato e passandoselo sul corpo, strizzandolo finché rivoli gli colavano sul viso e sul collo. Lo guardavamo dal divano, tornate a sederci, soddisfatte, mentre il liquido gocciolava sul pavimento che presto gli avremmo fatto ripulire. Ma la mia amica non aveva finito. Si è alzata, si è girata con un gesto rapido e, senza preavviso, gli ha lasciato andare una scorreggia sonora, dritta in faccia. Un colpo secco e puzzolente che lo ha fatto sussultare, il respiro bloccato per un istante mentre l’odore lo avvolgeva. Siamo scoppiate a ridere, un riso acuto e sfrenato che riempiva la stanza, accasciandoci sui cuscini del divano. Lui lì, fradicio e stordito, e noi sopra, due mistress che si godevano ogni istante del loro potere.

LUDOVICA LUXURY -A REAL GOLDEN SHOWER -hd