ENGLISH SPEAKING.

Today, my friend Mistress and I host guests for dinner, and we’ve been busy filming all day, barely keeping an eye on Anna, the maid tasked with cleaning and cooking. We sit in our lounge, our bodies sinking into the bl*e velvet sofa, the soft fabric brushing against my skin as I lean back into the cushions. The day has been long; the air carries the scent of b*rning wood from the lit fireplace and a faint hint of spices drifting from the kitchen, where Anna should have been working. We c*ll her with a sharp tone, and she appears before us in seconds. I ask why the house is still a mess—dust coating the floors in a thin layer, breakfast dishes piled in the sink. With a shrug and a careless air, she says she didn’t have time, that she’s been on her phone scrolling through social media. Her voice holds a trace of defiance, but my friend and I exchange a knowing glance: we understand Anna well, and we’re already prepared for her. We wear two stunning strap-ons, secured with glossy bl*ck leather harnesses that wrap around our hips. Mine is a deep brown, sleek and commanding, while my friend’s is bl*ck, with a slightly textured finish that catches the light of the lamps. We rise from the sofa with slow, deliberate movements, the heels of our ankle boots clicking on the polished hardwood floor. Anna watches us, her eyes widening for a moment, but she stays silent. We motion for her to kneel, and she lowers herself to the floor, her knees sinking into the plush rug in front of us. I offer my strap-on first, and she takes it in her mouth, her lips closing around it as I stand there, one hand on my hip, the other idly brushing her chestnut hair. My friend steps closer, and for a moment, Anna works both, her deep throat adjusting to the rhythm we set. We can’t resist playing with her a l*ttle: our hands drift to her generous breasts, the nipples pierced with silver rings that glint under the light. I give them a quick, firm tap with my fingers, a sharp touch that makes her flinch, her creamy skin blushing faintly. After a while, we settle back onto the sofa, the velvet welcoming our bodies once more. I sit with my legs crossed, the strap-on still in view, while my friend lounges beside me, a satisfied smile on her face. We beckon Anna to continue: she crawls closer and resumes sucking my strap-on, her head moving in a slow, steady rhythm, while my friend positions herself behind her. With a smooth motion, she penetrates her, the bl*ck strap-on sliding in as Anna lets out a fractured breath. We take turns like this—me enjoying her skilled mouth, my friend thrusting with firm, purposeful strokes, her hands gripping Anna’s hips to guide her. Then we switch things up: we move her to the edge of the sofa, the perfect height to prop her up. We position her on all fours, her body angled forward, hands pressing into the bl*e velvet. I take my place behind her now, driving my brown strap-on into her while my friend offers hers for Anna to suck, a seamless dance of control that leaves her breathless. By the end, Anna is exhausted, her face flushed and her breathing ragged. She promises in a shaky voice that it won’t happen again, that she’ll clean everything on time and stay off her phone. My friend and I share an amused look. We peel the condoms off our strap-ons, the latex snapping lightly as it comes free, and toss them toward her. “Open your mouth,” I say calmly, and she complies, taking them between her lips. We send her off like that, condoms still in her mouth, her heels clattering as she stumbles slightly toward the kitchen. “And clean everything,” I add, my tone steady, as I sink back onto the sofa, stretching my legs out with a satisfied smile. My friend bursts into laughter, and the air fills with the sound of our shared triumph. Oggi io e la mia amica Mistress ospitiamo alcuni invitati a cena, e siamo state impegnate tutto il giorno a filmare, senza prestare molta attenzione ad Anna, la cameriera incaricata di pulire e cucinare. Siamo sedute nel nostro salotto, i corpi rilassati sul divano di velluto blu, il tessuto morbido che accarezza la mia pelle mentre mi appoggio ai cuscini. La giornata è stata lunga, l’aria profuma di legno bruciato dal camino acceso e di un accenno di spezie proveniente dalla cucina, dove Anna avrebbe dovuto essere al lavoro. La chiamiamo con un tono secco, facendola comparire davanti a noi in pochi secondi. Le chiedo perché la casa sia ancora in disordine, i pavimenti coperti da una leggera patina di polvere e i piatti della colazione ancora nel lavandino. Lei, con un’alzata di spalle e un’aria svogliata, risponde che non ha avuto tempo, che è stata al telefono a scorrere i social. La sua voce ha un pizzico di sfida, ma io e la mia amica ci scambiamo uno sguardo complice: conosciamo bene Anna e siamo già pronte per lei. Indossiamo due strapon spettacolari, fissati con cinture di pelle nera lucida che si intrecciano attorno ai nostri fianchi. Il mio è di un marrone scuro, liscio e imponente, mentre quello della mia amica è nero, con una finitura leggermente ruvida che riflette la luce delle lampade. Ci alziamo dal divano con movimenti lenti e decisi, i tacchi dei nostri stivaletti che ticchettano sul parquet lucido. Anna ci guarda, gli occhi che si spalancano per un istante, ma non d*ce nulla. Le indichiamo di inginocchiarsi, e lei si lascia guidare verso il pavimento, le ginocchia che toccano il tappeto morbido davanti a noi. Le offro il mio strapon per primo, e lei lo accoglie con la bocca, le labbra che si chiudono attorno mentre io resto in piedi, una mano appoggiata sul fianco, l’altra che sfiora distrattamente i suoi capelli castani. La mia amica si avvicina, e per un momento Anna si trova a succhiarli entrambi, la sua gola profonda che si adatta al ritmo che imponiamo. Non resistiamo a giocare un po’ con lei: le nostre mani si muovono verso il suo seno generoso, i capezzoli adornati da piercing d’argento che brillano sotto la luce. Li colpisco leggermente con le dita, un tocco rapido e deciso che la fa sussultare, la pelle burrosa che si arrossa appena. Dopo un po’, torniamo a sederci sul divano, il velluto che accoglie di nuovo i nostri corpi. Io mi sistemo con le gambe accavallate, lo strapon ancora in vista, mentre la mia amica si appoggia accanto a me, un sorriso soddisfatto sul viso. Invitiamo Anna a continuare: lei si avvicina e riprende a succhiare il mio strapon, la testa che si muove in un ritmo lento ma costante, mentre la mia amica si posiziona dietro di lei. Con un movimento fluido, la penetra, lo strapon nero che scivola dentro di lei mentre Anna emette un respiro spezzato. Ci alterniamo così, io che mi godo la sua bocca esperta, la mia amica che la prende con colpi decisi, le mani che afferrano i suoi fianchi per guidarla. P*i, decidiamo di cambiare posizione: la facciamo spostare verso la sponda del divano, il bordo perfetto per sostenerla. La mettiamo a quattro zampe, il corpo inclinato in avanti, le mani appoggiate al velluto blu. Mi posiziono dietro di lei ora, penetrandola con il mio strapon marrone mentre la mia amica le offre il suo da succhiare, un gioco perfetto di sincronia che la lascia senza fiato. Alla fine, Anna è sfinita, il viso arrossato e il respiro corto. Promette, con voce tremante, che non succederà più, che pulirà tutto in tempo e non si perderà dietro al telefono. Io e la mia amica ci scambiamo un’occhiata divertita. Ci togliamo i preservativi dagli strapon, il lattice che si stacca con un suono leggero, e li gettiamo verso di lei. “Apri la bocca,” le dico con calma, e lei obbedisce, accogliendoli tra le labbra. La mandiamo via così, con i preservativi ancora in bocca, i tacchi che risuonano mentre si allontana inciampando leggermente verso la cucina. “E pulisci tutto,” aggiungo, la voce ferma, mentre mi risiedo sul divano, le gambe allungate e un sorriso soddisfatto sul viso. La mia amica scoppia a ridere, e l’aria si riempie del suono della nostra complicità.

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